lunedì 16 aprile 2012

Informal learning mediante giochi didattici digitali

La Tecnologia dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) di ultima generazione, in particolare dispositivi mobili, schermi di grandi dimensioni, ecc., sta dimostrando di poter apportare interessanti cambiamenti al modo di fare didattica, supportando un apprendimento quasi accidentale da parte degli studenti. In altre parole, TIC favorisce processi di informal learning che, per essere efficaci didatticamente, oltre a ricorrere all’utilizzo di tecnologia moderna devono avvalersi di tecniche di apprendimento appropriate. E’ stato dimostrato da diversi ricercatori che operano nel campo delle TIC e della didattica che il gioco è una delle tecniche che favorisce l’apprendimento informale. Infatti, ci sono in letteratura molti esempi di giochi validi dal punto di vista dell’apprendimento.
Explore! è un sistema di mobile learning (apprendimento mediante dispositivi mobili) che implementa una tecnica didattica, detta gioco-escursione, che utilizza un gioco simile ad una caccia al tesoro per squadre di 3-5 alunni di età compresa tra i 10-13 anni. La versione attuale di Explore! supporta gli alunni nell’apprendimento della storia durante visite a siti di interesse culturale. L’obiettivo del gioco è individuare luoghi del sito storicamente importanti. Per fare ciò, gli alunni esplorano (da qui il nome del sistema) il sito alla ricerca di luoghi per i quali sono forniti concetti storici come indizi. Tali indizi sono comunicati attraverso applicazioni disponibili su telefoni cellulari che, allo scopo di supportare gli studenti a comprendere meglio l’ambiente fisico, propongono diverse funzionalità multimediali, ad esempio ricostruzioni 3D di edifici storici, oggetti e luoghi, suoni che ricreano l’atmosfera dell’epoca storica cui il sito risale riproducendo vociare di persone, versi di animali, rumori di oggetti utilizzati nelle attività quotidiane.
Il gioco-escursione prevede tre fasi: 1) introduzione, in cui si presentano le attività che gli alunni dovranno svolgere; 2) gioco, in cui gli alunni esplorano il parco alla ricerca dei luoghi; 3) debriefing, in cui vengono effettuate delle attività di consolidamento dell’esperienza didattica e si riflette assieme all’insegnante, con l’aiuto di strumenti tecnologici, sull’esperienza appena vissuta.



Studi sul campo con 5 classi di I e II media della scuola “Michelangelo” di Bari, che hanno utilizzato il gioco-escursione durante la visita al parco archeologico di Egnazia (Fasano, BR), hanno dimostrato che Explore! è in grado di coinvolgere molto positivamente gli studenti nella visita al parco e nello studio della storia del sito. Interviste agli insegnanti che hanno partecipato a queste esperienze, e che hanno seguito gli studenti nel corso dei mesi successivi, hanno rivelato che le nozioni apprese durante il gioco rimangono vive con il trascorrere del tempo.
Explore! è menzionato nel libro “The future of educational interfaces”, autrice Sharon Oviatt, Routeledge Press, 2012, che è un riferimento molto significativo per chi si occupa di utilizzo di TIC a scopi didattici.

Università degli Studi di Bari "Aldo Moro"

lunedì 2 aprile 2012

Il ruolo dei CVE nella didattica innovativa


Vi siete mai chiesti come si potrebbero far avvicinare gli studenti allo studio in modo tale da farlo risultare addirittura divertente? E se tutto questo potesse essere possibile sfruttando tecnologie che sono oramai d’uso quotidiano? Se la vostra risposta è no, allora oggi vi parliamo di qualcosa di "nuovo"...

Senza dubbio si può dire che per i giovani i videogiochi, in particolare quelli che utilizzano una ricostruzione 3D, costituiscono oramai uno delle principali forme di divertimento e svago e utilizzare questo aspetto permette, nell’ambito scolastico, un apprendimento veloce e spontaneo in materie che, se insegnate con i normali metodi, sarebbero noiose per uno studente medio.
Oggigiorno, nel mondo della didattica, si cercano sempre nuovi metodi per un insegnamento costruttivo ed interattivo e i CVE vengono incontro proprio a queste esigenze. I Collaborative Virtual Environments (CVE) sono applicazioni che definiscono un mondo virtuale multi-utente, come ad esempio ambienti di grafica bi- o tri-dimensionale (2D o 3D) popolati da utenti (avatar) che condividono il tempo, lo spazio e le rispettive azioni, cooperando per raggiungere un obiettivo comune.


Attraverso i CVE si dimostra che il cosiddetto approccio di imparare giocando può essere applicato non solo ai bambini nella prima infanzia (in materie come l’inglese, l’italiano, la matematica) ma anche ad adolescenti nell’ambito della scuola secondaria superiore.

Gli studenti dovranno quindi, in questi ambienti virtuali, interagire con il mondo che hanno attorno, alcune volte seguendo delle informazioni che facilitano, grazie all’ausilio di immagini e animazioni, l’apprendimento di argomenti di alcune materie, altre volte rispondendo a dei veri e propri quiz e giochi come ad esempio una caccia al tesoro tematica. 

Utilizzando questi metodi “ludici”, si ha un notevole aumento dell’attenzione da parte degli studenti e inoltre, cosa non trascurabile, sfruttando la competizione che si può creare in delle vere e proprie gare tra squadre, si incentiva la collaborazione con lo scopo di raggiungere un obiettivo comune, cioè vincere la “sfida” con un’altra scuola riuscendo risolvere i quesiti che vengono posti nel minor tempo possibile.
Non è inoltre da trascurare il positivo e diverso contatto con la figura del docente durante queste esperienze grazie all’abbattersi di alcune barriere esistenti in normali lezioni frontali. Infatti egli, in questi casi, costituirà solo il ruolo di guida e supervisore che aiuterà gli studenti nei momenti di difficoltà e spiegherà loro il funzionamento del gioco interattivo.


Non si parla dunque di fantascienza bensì di sperimentare attualissime vie di insegnamento, sacrificando solo poche ore di lezione e scommettendo su tecnologie che non hanno bisogno di “guide” perché sono già largamente usate al giorno d’oggi.

E voi siete pronti?

Roberto Vergallo             Università del Salento