mercoledì 22 febbraio 2012

Tecnologie e Inclusione didattica

A fronte di una rapida diffusione in campo didattico delle TIC, risulta ormai evidente che ad una maggiore quantità di tecnologie integrate nell’ambiente scuola/classe non corrisponde un miglioramento qualitativo sia nei processi di insegnamento e apprendimento, sia nei processi di innovazione didattica.

Per garantire la realizzazione di una progettazione didattica inclusiva potremmo considerare la compresenza di almeno tre dimensioni. La dimensione “individuale” considera la persona disabile “soggetto attivo” nel processo di scelta, ad esempio, di una protesi, di un ausilio informatico, di un software o di tutti quei mediatori che possono essere attivati per recuperare un’abilità persa o, più in generale, per la riduzione dell'handicap. Dall'altro, tale prospettiva, richiama la dimensione relazionale della “co-evoluzione”. La “co-evoluzione” “[è uno] dei punti nodali dell’integrazione degli apprendimenti e della conoscenza del deficit e dell’handicap [in quanto] fa la qualità reciproca: degli apprendimenti e della vita, dell’integrazione, e può ridurre la situazione di handicap”. La dimensione “tecnica”, ha una doppia valenza. Si riferisce sia a tutte quelle strumentazioni che possono essere adatte in quel particolare momento della vita alla persona disabile per ridurre il suo deficit (uditivo, visivo, motorio, ecc.) sia alla possibilità di considerare la tecnologia come possibile medium, strumento di empowerment, catalizzatore di processi di emancipazione della persona verso un'”autonomia possibile”. Infine, la dimensione “sociale”  si collega alla logica della partecipazione. Quando parliamo del rapporto tra handicap e tecnologie, la dimensione sociale potrebbe tradursi nel perseguire le logiche del Design For All, evitando la progettazione di soluzioni tecniche “segreganti”, fruibili esclusivamente  da persone disabili.