mercoledì 21 marzo 2012

Competenza concettuale, competenza simbolica e abilità digitali

Da una varietà di rilevazioni si può concludere che in modo crescente, nei quindicenni di oggi, i seguenti sono  punti di crisi della condizione cognitiva: 
A. Padronanza del segno, padronanza (minimale) del simbolo.  Il soggetto (che supponiamo già alfabetizzato) deve essere esplicitamente consapevole dell’uso di segni per contrassegnare arbitrariamente e convenzionalmente un oggetto e dell’uso di simboli per indicare arbitrariamente e convenzionalmente classi potenzialmente infinite di oggetti.
Osservando che e segno e simbolo in generale non sono icone che mimano le sembianze o il significato degli oggetti o concetti a cui si riferiscono. Ad esempio il soggetto  non va in crisi se gli si dice che le  scritture   bc        b´c        b·c  possono rappresentare tutte il prodotto fra b e c, è solo questione di accordi (convenzioni) preventivi. 
Questo requisito anticipa, ma non include, una forma elementare di competenza simbolica, per la quale una prima definizione può essere: saper comprendere testi in cui vengono anche usati simboli per indicare classi (infinite) di enunciati, classi di termini, classi di proprietà, classi di numeri,…ed essere in grado di applicare a esempi particolari le informazioni date tramite il testo formale.
B. Padronanza minima dell’astrazione e della concettualizzazione.  In estrema sintesi, i concetti sono categorie potenzialmente infinite e connotate da una definizione che è condivisa almeno da tutti gli operatori di qualche paradigma disciplinare. Il giovane deve imparare a comprendere e a padroneggiare termini che rappresentano classi potenzialmente infinite di casi particolari. La nostra esperienza ci porta a sintetizzare questo dato di fatto: per i giovani i termini concettuali occorrenti in un discorso risultano, in modo crescente, opachi
Pensiamo cioè che una proposizione come: "I cani amano la carne" non susciti alcun problema di comprensione. Diversamente, è possibile che una proposizione come "La prudenza e la riflessione sostengono il diritto" risulti opaca a molti quindicenni, e non per un problema di competenza lessicale, ma per l’incapacità di concepire una situazione descritta da termini che sono astrazioni su astrazioni.
Il quesito che si pone è come si colloca l’uso delle tecnologie in rapporto alla costruzione delle competenze descritte. Il progetto di un percorso educativo che include le tecnologie dovrebbe anche indicare e spiegare, come premesse necessarie di una sua positiva riuscita, i modi e le fasi in  cui promuove sia la capacità concettuale sia quella simbolica del soggetto.  

Paolo Gentilini             IMATI-CNR
  

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